martedì 10 marzo 2020

da GENTE VENETA del 23.01.2020: LA MAMMA CHE SI E' DATA FUOCO. SERVE PIU' ASCOLTO


Quanto accaduto a Mestre innanzi al Tribunale per i Minorenni pochi giorni fa ci ha posto molti interrogativi. La decisione di una madre di compiere un gesto così grave ed eclatante ci fa riflettere come cittadini e come professionisti ma anche come credenti.
Il procedimento di adottabilità, dopo le modifiche apportate dalla Legge 149/2001 alla Legge n. 184/1983, si ispira ai principi di massima garanzia sia del minore, al quale viene nominato un curatore speciale avvocato che ne tutela i diritti e ne cura gli interessi nel procedimento, ma anche dei genitori, ai quali viene fin dall’inizio assegnato un difensore d’ufficio perché non restino mai privi di tutela.
E’ un procedimento corale in cui tutti i soggetti operano per dare attuazione all’interesse superiore del minore alla tutela del suo diritto di crescere ed essere educato nella propria famiglia.
La famiglia però in talune circostanze si trova in difficoltà ad assolvere a tale compito fondamentale ed è necessaria perciò una verifica della responsabilità genitoriale ed avviare un percorso di sostegno alla genitorialità, al quale collaborano in vario modo tutti i soggetti coinvolti dal procedimento di adottabilità: gli avvocati (del minore e dei genitori), i giudici del Tribunale per i Minorenni (togati e onorari), i servizi sociali incaricati dal Tribunale stesso.
La famiglia dovrebbe essere il luogo sicuro in cui il minore cresce sereno circondato dall’affetto, ma quando ciò non accade per le più varie ragioni a chi spetta raccogliere la richiesta di aiuto che silenziosa o manifesta proviene da coloro che ne fanno parte?
Noi tutti come comunità civile, educante e cristiana abbiamo il dovere di porci in ascolto di chi ha bisogno di aiuto ma non sa o non riesce a chiederlo, come accade quando a trovarsi in pericolo di pregiudizio sono dei bambini soprattutto in tenera età.
Ma molte volte per paura delle conseguenze o per mancanza di conoscenza degli strumenti a disposizione, le grida silenziose di aiuto provenienti da donne e uomini, padri e madri, cadono nel silenzio e portano a gesti come quello di pochi giorni fa davanti al Tribunale per i Minorenni di Mestre.
La fragilità dovuta a malattie fisiche o psichiche, a dipendenze, alla solitudine, non ci deve lasciare indifferenti e ciascuno di noi come semplice cittadino ma soprattutto come credente può avere un ruolo importante nel prevenire questo come altri gravi gesti, ponendoci in ascolto di chi trova la forza di parlare o accanto a chi questa forza non riesce a trovare, contribuendo alla creazione di una rete di solidarietà contro l’indifferenza e il pregiudizio che circondano molto spesso le famiglie in difficoltà.
Allo stesso tempo ci dobbiamo interrogare su ciò che possiamo fare come professionisti, impegnati nella formazione degli avvocati di famiglia, per attenuare le tensioni familiari ed aiutare la composizione delle crisi usando gli strumenti che il diritto ci consegna.
Il luogo di lavoro come la scuola e la parrocchia creano occasioni di relazioni, in cui essere disponibili ad ascoltare può essere di grande aiuto dedicando un po’ del proprio tempo che è sempre più bene raro e prezioso.
In questa direzione si pone anche il corso di formazione che da alcuni anni viene organizzato a Zelarino presso il Centro Cardinal Urbani dalla Facoltà di Diritto Canonico “San Pio X” di Venezia e dalla Facoltà Teologica del Triveneto in collaborazione con il Tribunale Regionale Ecclesiastico Triveneto e l’Osservatorio Giuridico Legislativo della Regione Ecclesiastica Triveneta: “Il servizio della Chiesa verso le famiglie ferite”.
Il corso di studi è rivolto a quanti, negli uffici diocesani di pastorale familiare, o nelle associazioni o centri di ispirazione cristiana, oppure come singoli o coppia, offrono un servizio di accoglienza e accompagnamento o svolgono servizi nelle comunità parrocchiali, ed è finalizzato ad offrire competenze e condividere esperienze di ascolto e sostegno alle famiglie in difficoltà.
Un’importante occasione di formazione, incontro e confronto per tutto il Triveneto che ci auguriamo possa ripetersi con sempre maggiori adesioni e partecipazione da parte degli operatori parrocchiali e diocesani ma anche da parte dei professionisti (ad es. avvocati, psicologi, assistenti sociali), affinchè gesti estremi come quelli accaduti a Mestre nei giorni scorsi non debbano più ripetersi.
Favaro Veneto, 21.01.2020.
Roberta Tossato
Avvocato Cassazionista
Ordine degli Avvocati di Venezia
Pastorale familiare del Patriarcato

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